Nelle giovanili di Empoli e Brescia tutti pensavano fosse davvero il nuovo talento del calcio italiano. 

Simone Del Nero aveva tutto: dribbling, progressione palla al piede e conclusione dalla distanza. Purtroppo per lui, come spesso accade ai più grandi, gli infortuni ne hanno condizionato il rendimento in campo e anche la sua tranquillità mentale fuori dal rettangolo verde.

Queste le sue dichiarazioni in un’intervista rilascata a GianlucaDiMarzio.com:

"Gli infortuni mi hanno perseguitato. Ero discontinuo. Oltre a questo ero un calciatore molto debole emotivamente. Soffrivo la partita, le reazioni del pubblico. 

Senza l’ansia e gli infortuni avrei vinto anche io il mondiale del 2006. Un rimpianto? Non aver creduto nelle mie potenzialità. Avrei potuto fare molto di più nella mia carriera”.

Ad un certo punto, stanco della solita routine italiana, Del Nero ha deciso di accettare la sfida propostagli dalla Malesia, trasferondosi in un calcio completamente diverso da quello nostrano: 

“Ero fermo. Mi chiamo Makinwa dicendomi che aveva fatto il mio nome perché cercavano un trequartista. Andò tutto molto veloce, ma è un’esperienza che rifarei. La potenza economica del presidente era incredibile. 

Ricordo che ci teneva molto alle auto. Appena arrivato mi portò a vedere il suo parco macchine. Ne aveva 200 tra cui 13 Rolls Royce, 14 Limousine, 4 Lamborghini, 7 Ferrari. Impressionante. Spesso mi chiamava per fare delle serate e non potevi rifiutare in alcun modo. A fine serata ti ringraziava per la compagnia pagandoti. Un altro mondo davvero”.

E adesso? Ormai il treno è passato e Del Nero lo ha visto andare via tante volte. Chissà come sarebbe andata se l’ansia ed i guai fisici non lo avessero tormentato per tutta la sua carriera.

Ora, però, non si può tornare indietro e c’è sempre un modo per recuperare il tempo perduto, magari rientrando nel mondo del calcio e riprendendosi in un’altra veste tutto quello che ha perso da calciatore.