Ronaldo è un uomo solo per destino e, soprattutto, volontà. Quando segna non indica mai chi gli ha fatto il passaggio, ma sé stesso. Non corre verso i compagni, li aspetta. Non cena neppure con il mediano di spinta, soltanto con il terzo portiere. Gola e avarizia a parte, è un gran testimonial dei vizi capitali. Ha una visione neo-tolemaica del mondo: gli gira intorno e per un po’ è stato anche vero. Poi c’è questo piccolo inconveniente chiamato tempo che sbriciola muraglie, imperi, civiltà, figurarsi se lasciava intatto un calciatore.

Ha pensato di bastare a se stesso e agli altri. Che la storia fosse un disponibile oggetto del suo desiderio. Di poter andare da Madrid a Torino senza che il prodotto cambiasse. Di rivivere lo splendore a Manchester. “Gatsby, non si può ricreare il passato”, “Sì che si può”. “Cristiano, non si può condizionare il futuro”, “Sì che si può”. Quanti errori a peso d’oro. [...]

L’ultimo errore è stato evitare il ritiro del Manchester United prima di aver trovato un’altra sistemazione. “Va al Psg , va al Barcellona”. Ecco, quando le voci sono assurde significa che non c’è niente da dire. “Lo annuncia domani la Roma”, ed è finita: sei il marziano dimezzato, il sogno erotico diventato pornografia.

Il commento integrale di Gabriele Romagnoli è su La Stampa